VENTO ADRIATICO

di FABIO FIORI

Un racconto inedito di Fabio Fiori, scrittore, velista e gran conoscitore del mar Adriatico, delle sue storie e dei suoi venti.

Adriatico selvaggio scrivono i poeti; selvaggio perché bizzarro raccontano i marinai a partire da mille esperienze, di ieri e di oggi. Del resto basta anche srotolare una carta per accorgersi quanto l’Adriatico sia un lunghissimo canale, un sinus dicevano gli antichi, stretto da alte montagne, con un'unica apertura a sudest. Ed è proprio dal Canale d'Otranto che in Adriatico entra lo Scirocco, che qui significa aria e acqua nuova, carica d'umidità la prima, tiepida o fresca a seconda delle stagioni la seconda, sempre limpidissima. Lo Scirocco è anima mediterranea, è ánemos mediterraneo, di quello che un tempo si chiamava Golfo di Venezia e prima ancora Mare Superum per i romani, Hellenicòs Kolopos per i greci.

Noi come loro allo Scirocco apriamo le vele per traversate indimenticabili, per andare da una riva all'altra del più imperfetto dei mediterranei, quello sempre mutevole come i venti che improvvisamente si scatenano o si chetano. Qui, più che in ogni altro mediterraneo, i venti sono capricciosi e, ancora oggi, non facilmente prevedibili. L'Adriatico è spesso soggetto a fieri colpi di vento, si legge su un manuale nautico ottocentesco, che dedica un intero capitolo alle sue proverbiali burrasche.

Di queste la causa principale è la Bora, regina indiscussa dell'Adriatico, capace d'essere a Trieste “forza distruttiva” e a Senj soffiare con raffiche ancor più tremende. Una regina volubile che si traveste da Borin, un seducente efebo che accarezza, rinnova e riempie le vele, o da Boron, un violento satrapo che sferza, ribalta e affonda le navi. La Bora è una delle wile, spiriti dell'aria, fate slave, capaci di dolcezze o cattiverie, benigne o avverse, comunque seducenti. Ma chi naviga tra le infinite isole istriane e dalmate sa che altrettanto temibili sono i neverini, al plurale perché tante sono le direzioni da cui provengono. Anche i neverini sono spiriti dell'aria, demoni uscocchi, repentini e impertinenti. Se la Bora, chiara o scura che sia, arriva più o meno ovunque da est-nordest, i neverini hanno natali geografici più incerti perché figli dei temporali. Certa è invece la provenienza del Garbino, il principe di sudovest, l'unico degli otto signori che in Italia può fregiarsi di due nomi. Libeccio è l'epiteto più conosciuto, quello con cui viene chiamato sulle rive d'occidente, Garbino in italiano o Garbin in serbo-croato è il nome adriatico. Sta tra l'Ostro e il Ponente e se è rafficato e torrido sottocosta alla Penisola, con un mare che infido appare senz'onda, diventa teso se non burrascoso già a poche miglia dalle rive italiche, in un crescendo pericolosissimo fino agli scogli slavi. Un vento che in Appenninia, al pari dello Scirocco in Sicilia, ha anche pericolosi effetti nervosi. Perciò in Romagna quando una persona sragiona non si dice “ha perso la Tramontana!” ma “l'ha e Garboin tla testa!”, ha il Garbino in testa!, vento che scombina i pensieri.

Ma è ora di ripartire, d'alzare le vele al vento dell'Adriatico, quello che ha mosso trabaccoli, bragozzi, batane, brazzere, gajeti e pieleghi, lo stesso a cui noi apriamo le nostre rinnovando un'arte antica, un amore atavico, quello per il mare e per il vento. Buon vento! Dobar vijetar!

Fabio Fiori


 

Grazie a Fabio Fiori, marinaio anemofilo, autore di Ánemos. I venti del Mediterraneo (Mursia) e del blog www.maregratis.blogspot.com, che ha regalato al Museo Navigante questo bellissimo racconto inedito.



Fabio Fiori, scrittore e velista.

I libri di Fabio Fiori sono disponibili in tutte le librerie e nelle librerie on line. Questi due testi non dovrebbero mancare nella vostra biblioteca di bordo.