Alfiero, il traghetto e Leonardo da Vinci,

Porto canale di Cesenatico – Mancano poche ore alla partenza per Piran/Pirano, prima tappa del nostro nuovo viaggio nei musei dell’alto Adriatico.  Proprio davanti al bompresso della goletta è ormeggiata una specie di casetta galleggiante, blu e gialla. C’è scritto: «traghetto 40 centesimi adulti, 10 i bambini». Due panche, una tettoia gialla e dentro, al comando, Alfiero sfoglia pacifico il giornale in attesa di qualcuno che voglia attraversare risparmiandosi il giro lungo del canale. Una striscia di acqua salmastra larga poco più di 30 metri che taglia in due Cesenatico, luogo antico di pesca e cultura marinara dove Alfiero, a ben guardare,  deve la sua fortuna a Leonardo Da Vinci, o più precisamente al porto canale che porta il suo nome.

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Il luogo di lavoro di Alfiero è infatti il Porto Canale Leonardesco, un vero e proprio monumento e in quanto tale protetto e vincolato. Quindi, niente nuovi ponti. Per passare il canale da piazza Ciceruacchio o si fa una bella camminata oppure c’è il traghetto di Alfiero.

Agli inizi del Cinquecento, Leonardo viene incaricato da Cesare Borgia di verificare lo stato delle difese e delle vie di comunicazione del Ducato. Il 6 settembre 1502 Leonardo è a Cesenatico e si rende conto che il porto canale trecentesco rischia di insabbiarsi all’imboccatura:  ne compie il rilievo e lo riproduce  anche in due disegni sul suo taccuino. Si tratta di disegni e rilievi promemoria per le future realizzazioni. Non ci sono elementi che fanno pensare che i lavori successivi siano stati fatti sugli appunti del genio vinciano, ma è bastato il suo passaggio nel piccolo borgo romagnolo e l’interesse per il porto perché la gente lo ribattezzasse porto-canale Leonardesco. E così è rimasto.

Per la buona fortuna di Alfiero, romagnolo verace, aperto sorridente e gentile con i tanti turisti che abbordano. «È  un lavoro tranquillo, e ci campiamo in tre famiglie», dice Alfiero agendo sul joystick di comando della cremagliera che tira la sua casetta da una parte all’altra del canale.

«Oggi è tranquillo, con questo maggio di pioggia non ci sono molti turisti in giro – dice ancora senza una vena di acrimonia – ma presto arriveranno i tedeschi che passano qui anche due mesi e poi ci sono i russi e gli ucraini. L’estate c’è sempre molto movimento e quando non basta porto i tedeschi a fare un giro in bicicletta nelle colline qui vicino. Sono bellissimi i dintorno lo sai? Il guaio è che quando li porto in giro all’andata va tutto bene, poi però si fermano all’osteria e cominciano a mangiare e bere. Mica un goccetto eh! Vanno giù pesante e quando torniamo giù per le colline alla prima curva li trovo dentro al fosso».

D’un tratto arriva una torma di turisti, tutti insieme non ci stanno, la casetta oscilla. «Ehi ragazzi calma», sorride Alfiero. Un tocco al campanello, il cancelletto si chiude ed il Caronte felice parte per l’altra sponda.

E noi torniamo a bordo. C’è la cambusa da sistemare, gli ultimo controlli da fare e la scelta di quale storia raccontare oggi nel nostro diario di bordo. Abbiamo scelto quella di Alfiero che da stamattina ci guarda sorridendo dal suo traghetto.  Se volete saperne di più su Leonardo a Cesenatico al Museo della Marineria,  in occasione del 500mo Vinciano, è stata allestita una mostra che ne racconta la storia.



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