La carta del mare. Le buone pratiche degli altri che ci migliorano la vita

Questa mattina all'Auditorium del Galata c'è stata la presentazione della Carta del mare. Che cos'è? La definizione migliore che mi viene in mente è che si tratta un percorso di responsabilizzazione e di autovalutazione  nel quale ciascun aderente è chiamato a raccontare la "sua buona pratica" in materia di ambiente, cultura, accoglienza e sostenibilità, ambiente di lavoro, innovazione tecnologica, relazioni, catena di fornitori. L'obbiettivo dichiarato della Carta è "costituire una rete di soggetti uniti dalla condivisione di valori ed esperienze connesse alla cultura del mare, alla sostenibilità ambientale e responsabilità sociale per individuare buone pratiche  nell’arco del bacino del Mediterraneo."
La dichiarazione di intenti, in questo caso, non rende bene l'atmosfera che si respirava questa mattina al Galata. La sala era piena, tanti i giovani, ciascuno con una sua storia da raccontare. Una buona pratica da presentare per condividerla con altri. C'era una ragazza magra magra (accidenti alla poca memoria per i nomi) che con un entusiasmo contagioso ha raccontato il suo spendersi per valorizzare il suo territorio: "la montagna che guarda al mare, e il mare che guarda la montagna". La "sua" Liguria, cito: è un luogo dove la mattina puoi vedere i lupi e il pomeriggio i cetacei. Un' altra ha raccontato che  nel suo B&B regala ai turisti posacenere da portare in spiaggia e borse di tela per evitare la plastica. Andrea De Caro (questo me lo ricordo perché è nella rete dei musei) ha acceso la luce dei fari e raccontando dei progetti per il museo della Lanterna sembrava parlasse di una cosa sua. Anche il rappresentante del Parco di Santo Stefano d'Aveto mentre spiegava il percorso fatto per riaprire tutti i rifugi, ma soprattutto dotarli di sistemi a energia rinnovabile, pareva parlasse di qualcosa di suo.
Mi è venuto in mente, in quel momento, che dovremmo rivalutare l'aggettivo "mio". Se hai cura di una cosa, del mare, dell'ambiente, del tuo posto di lavoro, degli altri,  allora ciò che curi ti appartiene. E ne hai la responsabilità.  Il mare è un bene comune che appartiene a me, a voi che leggete, a quelli che non leggono questo post perché hanno di meglio da fare. Ciascuno dovrebbe avere cura del suo pezzetto di mare.
Le buone pratiche sono una rivoluzione pacifica e silenziosa, che tanti fanno nella loro quotidianità con l'intento di migliorare la propria vita. Un atto di bellissimo egoismo che ha un effetto collaterale: migliora anche la vita degli altri. Dovunque abbiate dato àncora stasera, fate un bell'atto di egoismo e abbiate cura di ciò che vi circonda.

 

 

commenti sul blog forniti da Disqus