Atteriamo a Pirano alle 16 di giovedì 23
maggio dopo una traversata tranquilla, quasi tutta a vela. All’ormeggio ci
accoglie Franco Juri, direttore del Museo del Mare Sergei Masera. Con lui anche
il sindaco della città, Denjo Zadkovic, eletto alla fine del 2018 con il
61,37% dei voti, appoggiato da una lista civica, come si dice, nata dal basso
da un movimento convocato via social. Zadkovič è un appassionato di mare e questo depone
a suo favore e fa ben sperare per lo sviluppo anche del Museo che affaccia sul
porticciolo e spera nel nuovo sindaco per avere una decina di posti per
ormeggiare le barche tradizionali. Museo a terra e museo a mare, sulla scia del
modello del Museo della Marineria di Cesenatico. Nella delegazione che ci
accoglie c’è anche una rappresentanza dell’equipaggio femminile della VVP, Voga Veneta Pirano. Entro sera abbiamo montato la mostra e visitato la città. Un
piccolo gioiello dominata dal campanile di San Giorgio. Un segno architettonico
che riporta a Venezia che su questi territori ha per secoli dominato. Gli
edifici, austeri e compatti, invece, dichiarano l’influenza mitteleuropea e il secolo
austro-ungarico. Montiamo la nostra mostra e ci prepariamo alla giornata di
domani che si annuncia piena.
24 maggio.
Siamo qui a Pirano, per una bizzarra
coincidenza, proprio nel giorno che nel 1915 segnò l'entrata nella
Grande Guerra dell’Italia contro la Duplice monarchia. Durante la Grande Guerra
la città venne in gran parte evacuata, alla fine del conflitto passò all’Italia.
In queste zone, nel Novecento, i confini sono stati “mobili”, i territori
contesti, le divisioni tra comunità aspre. Juri ci racconta della commissione
italo-slovena che venne istituta nel 2000: composta da storici dei due paesi ha
analizzato e studiato le relazioni tra Italia e Slovenia nel difficile compito di
cercare una memoria condivisa. La relazione finale non ha avuto grande
diffusione e questo la dice lunga. Peccato perché nella prefazione si legge “che
i contrasti avuti nella storia non devono trasformarsi in discordie del
presente e oberare le relazioni del futuro.”. Conoscere i passato per andare
avanti. Così dovrebbe essere. Chi unisce passato e futuro qui è la comunità della
gente di mare. Lo si vede entrando nel Museo del
mare. Parleremo in altra sede delle collezioni e dei documenti fotografici
sulle attività di pesca e sugli equipaggi delle navi mercantili. Quello che ci
ha colpiti è che questo è un Museo è strutturato per consentire
la visita anche a persone diversamente abili. Ci sono libri che spiegano le barche con
testi in braille, oggetti ricostruiti in plastica per consentire le “visione”
tattile, come uno dei cofanetti di epoca bizantina in avorio ritrovati nella chiesa di San Giorgio. Insomma un museo del mare che consente a tutti di “imbarcarsi” alla
scoperta della cultura della marineria. Un museo accessibile a tutti nel vero senso della parola.
Finita la visita al Museo partiamo per andare alle Saline. Vi racconteremo di Pirano e il sale in un altro post. Perché è una lunga storia che merita uno spazio come si deve.