Vittorio G. Rossi, lo scrittore dimenticato rivive nel suo Museo.

"Si può amare una nave come si ama una donna, anche di più. Certo, una nave non si ama tutti i giorni, tutt'altro: vengono giornate in cui si maledice alacremente lei, chi l'ha fatta, il giorno che ci si è messo il piede a bordo. Ma neanche una donna amata si ama tutti i giorni, e neanche lei va del tutto esente dalle maledizioni." Così scrive in Pelle d'uomo Vittorio G. Rossi. uno dei nostri grandi scrittori di mare. Forse il più grande e il più dimenticato. La sua vita non ha niente da invidiare a quella di Jack London. Rossi, nato a Santa Margherita Ligure nel 1898, capitano di lungo corso,  è stato anche palombaro, pescatore, carovaniere, minatore. Ha viaggiato su mercantili sui mari di tutto il mondo e ha scritto bellissime storie di mare. La sua vita è stata "viaggiare e raccontare". Poco amato dai critici, molto dai lettori ha avuto periodi di gloria ma dalla fine degli anni Sessanta è scivolato, lentamente e inesorabilmente, nella categoria dei "dimenticati". Difficile capire perché. Forse ha scontato il fatto di non aver frequentato i salotti buoni della letteratura paludata (se vai per mare è inevitabile), forse ha pesato quella sua firma del 1925 sul manifesto degli intellettuali fascisti di Gentile, e non è poi da escludere che in un paese di santi (tanti), poeti (tantissimi) e navigatori (pochi) lettori (pochissimi) il gusto per la letteratura di mare non si sia mai veramente diffuso. Nel dimenticatoio letterario-marinaro Rossi è in buona compagnia:  Mario Appelius, Pietro Gerardo Jansen che a dispetto del cognome norvegese era nato a Margellina, Jack La Bolina, Brignetti, figlio di un guardiano del faro.
Per fortuna ci sono i musei. A Santa Margherita Ligure a villa Durazzo c'è il museo Vittorio G. Rossi,  dove con i suoi quadri, libri e oggetti personali, è stato ricostruito lo studio dello scrittore. Mettetelo nella lista delle cose da andare a vedere se passate da quelle parti. E mettete nella lista delle cose da leggere Calme di luglio. Forse non è il suo libro più noto ma merita.

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