IL CONTE E IL CORSARO SULLA ROTTA DI COLOMBO

 
 

Un appassionato marinaio. Questo era il conte Enrico d'Albertis, nato a Voltri nel 1846 in una famiglia di industriali tessili. A vent'anni era guardiamarina e ha combattuto nella battaglia di Lissa. Nel 1870 abbandona la Marina Militare per quella mercantile ma a spingerlo in mare è la voglia di avventura. Quattro anni dopo vende la sua parte dell'azienda di famiglia e inizia a navigare nel Mediterraneo a bordo dell0 yacht Violante. Insieme all'amico Jack La Bolina, al secolo Vittorio Augusto Vecchi, ed altri blasonati fonda il Regio Yacht Club Italiano. Ma la sua passione sono l'archeologia navale e Cristoforo Colombo. Nel 1885 fa costruire nel cantiere di Luigi Oneto a Sampierdarena un cotre da diporto da 50 tonnellate. Scafo in legno, carena foderata con fogli di rame, il Corsaro ha prua diritta con bompresso ed era armato a ketch con vela aurica. A bordo del Corsaro andò alle Canarie, in Inghilterra, alle Azzorre e nel 1983 finalmente intraprese il viaggio sulla rotta di Colombo. Partì da Genova il 3 giugno 1893 con sette uomini di equipaggio e gli strumenti navali in uso al tempo di Colombo: bussola, quadrante e astrolabio.

Dopo una breve sosta nel porto di Cadice - poco lontano dalla barra di Saltes da cui partì Colombo nel 1492 - prese il largo. Il 20 luglio arrivò a San Salvador, 3850 miglia in 27 giorni e 22 ore.

Da San Salvador mise la prua su New York dove quell'anno si tenevano le celebrazioni per il IV centenario della scoperta dell'America. Erano presenti a New York le marine di tutto il mondo e per l'occasione gli italiani erano presenti in massa: c'erano gli incrociatori Etna, Dogali, Bausan e le navi scuola dell'Accademia Navale, la fregata Vittorio Emanuele e gli incrociatori Flavio Gioia e Vespucci al comando dell'ammiraglio Morin.

Finite le celebrazioni la delegazione italiana riprese la rotta per tornara a casa e il Corsaro, su proposta di Morin, venne preso a rimorchio dal Flavio Gioia.

Per comunicare tra le due navi venne messo a punto un sistema di "va e vieni" con una bottiglia vuota legata a una cima, la bottiglia fungeva da casella postale. Dopo un giorno di navigazione scoppiò una buriana e il cavo di rimorchio venne mollato.

A quel punto il Corsaro si ritrovò da solo in mezzo all'Oceano spazzato da un ciclone. Due settimane di burrasca che l'equipaggio  affrontò con la vela di cappa terzarolata, trinchettina di fortuna e mezzanella. A bordo delle navi della Regia Marina pochi avrebbero scommesso sulla tenuta della barca che, invece, contro ogni previsione, il 26 settembre apparve al largo del capo di San Vincenzo.

Breve sosta a Tangeri e poi in rotta per Genova. Dove il Corsaro arrivò il 7 ottobre, dopo aver percorso 10 mila miglia sulla rotta di Colombo. Ma le avventure del conte marinaio e gentiluomo non erano finite: fece tre volte il giro del mondo con ogni tipo di mezzo. Comprò le rovine di un bastione medievale sulle alture di Genova, a Monte Galletto, e fece costruire un bizzarro castello.  Morì a Genova nel 1932, lasciò il castello in eredità a Comune perché ne facesse un Museo della culture del mondo. Lì sono conservate le 103 meridiane che aveva costruito nel corso della sua vita.


Il Corsaro sullo scalo del cantiere Oneto a Sampierdarena